Un passo avanti per i miei Grigioni

Potersi esprimere liberamente in Parlamento nella propria lingua, l’italiano, senza temere di non essere capiti, è una facoltà non ancora pienamente data nell’unico Cantone trilingue della Svizzera.

La mancanza di un servizio di traduzione simultanea a Coira è stata problematizzata pubblicamente a inizio novembre dal presidente del Gran Consiglio retico Alessandro della Vedova, intervenuto a margine dell’assemblea ordinaria della Pro Grigioni italiano.

In un commento sull’esito dell’assemblea, anche la nuova segretaria della PGI Aixa Andreetta aveva attirato l’attenzione sulle traduzioni, ancora carenti a suo dire, per tutte le comunicazioni ufficiali del Cantone e dei vari organi con mandato pubblico quali la polizia e tutto l’ambito sanitario.

Un passo avanti è stato fatto con la decisione presa dalla Conferenza dei presidenti del Gran Consiglio di appoggiare il deputato socialista Rettich nella sua proposta di istituire una commissione ad hoc incaricata di esaminare delle varianti per un servizio di traduzione simultanea che, nelle sue intenzioni, rafforzerebbe il trilinguismo dei Grigioni, un tratto distintivo del mio Cantone di origine.

L’italiano è una delle quattro lingue ufficiali in Svizzera e nonostante il Canton Ticino sia di lingua italiana, negli altri Cantoni da diversi anni l’insegnamento dell’italiano è facoltativo. Per questo motivo si sente spesso parlare di un’indifferenza dei governi sulla diffusione dell’italiano negli altri Cantoni Svizzeri.

Negli scorsi decenni sono stati prodotti molti e pregevoli studi sulle differenze linguistiche tra la lingua degli immigrati italiani in Svizzera e l’italiano parlato in Italia, studi che esaminano e classificano le interferenze tra italiano e francese e tra italiano e tedesco.

Pare che i figli degli emigrati italiani non scelgano lo studi dell’italiano, e questo perché gli italiani dei decenni di emigrazione storica si sono integrati in fretta e bene, anzi benissimo! Mi chiedo se il crollo negli ultimi decenni del prestigio politico e in parte, purtroppo, culturale, del Belpaese non giochi un ruolo nel fatto che i figli o nipoti dei nostri immigrati non sentano forte il bisogno di mantenere un legame con la cultura d’origine della famiglia.

Anche l’italiano della Svizzera italiana, Canton Ticino e Grigioni italiano, ha sue peculiarità, specie a livello lessicale, parte delle quali non sono semplicemente dei regionalismi “autonomi”, ma sono “di contatto”, dovute a contatti di vario tipo (amministrativo, commerciale, e via dicendo) con le altre lingue della Confederazione.

Ciò detto, e messo da parte per un momento il “linguisticamente” (e politicamente) corretto, è giocoforza nell’emigrazione prendere atto in non pochi casi del collasso delle strutture grammaticali (morfologia e sintassi) dell’italiano, per non parlare del lessico.